Governance e investimenti nel servizio idrico 2015

Governance e investimenti nel servizio idrico

L’acqua in Italia è distribuita a tutti i cittadini attraverso le gestioni in concessione previste dalla Legge (Codice Ambiente, D.lgs 152/2006). Il servizio idrico integrato è costituito dall’insieme “dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, e deve essere gestito secondo principi di efficienza, efficacia ed economicità, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie”.

La legge prevede che l’affidamento del servizio sia svolto da parte dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale (Ato, l’Assemblea dei sindaci) secondo le norme europee: gara pubblica, affidamento a società mista o a società pubblica, lasciando la facoltà della scelta agli enti locali (Ato).

Il servizio idrico in Italia può contare – dopo anni di attesa e incertezza normativa – su una regolazione nazionale, secondo i principi Ue della “copertura integrale dei costi” e “chi inquina paga”.

Il Legislatore (Dl. 201/2011) è infatti intervenuto attribuendo ad una Autorità nazionale (l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, Aeegsi) le funzioni di regolazione e controllo nei servizi idrici e di determinazione dei criteri per le tariffe, validi finalmente su tutto il territorio nazionale.

La nuova tariffa ha determinato l’applicazione anche in Italia del principio della copertura integrale dei costi (full cost recovery): la tariffa, cioè, coprirà i costi di produzione, di esercizio e di finanziamento del servizio idrico.

La sfida sottesa a questo nuovo sistema di determinazione delle tariffe elaborato da Aeegsi è che possa sostenere l’ingente fabbisogno di investimenti del comparto idrico (65 mld nei prossimi 30 anni). Attualmente (dati 2012), l’ammontare degli investimenti nel servizio idrico è pari a 1,3 mld. Utilitalia ha calcolato che il fabbisogno per investimenti si ponga tra i 4,5 e i 5,5 mld all’anno. Nel dettaglio, ammonta ad 1 mld/anno il fabbisogno per recuperare il gap infrastrutturale in tema di depurazione dei reflui urbani (Dir. 91/271); tra i 2,5 e i 3,5 mld/anno il fabbisogno per il rimpiazzo delle opere e la manutenzione straordinaria; 1 mld/anno per il raggiungimento dello stato ecologico buono dei corpi idrici superficiali (Dir. 2000/60).

Dal consuntivo degli investimenti (2012) calcolato dalla federazione, si è arrivati alla cifra di 34 euro/abitante/anno per gli investimenti realizzati. La stima del fabbisogno, invece, porterebbe un incremento a circa 80 euro/abitante/anno, in linea con i Paesi Ocse.